Un anno arancione
Mi sono svegliato, erano le 4:45 del mattino a Kaolack e in quella calda e afosa giornata col sole ancora incerto mi alzai dal terreno. Dormivo sui miei stessi vestiti all'epoca, erano l'unica cosa che mi separava dalla pentola infernale, io lo chiamavo cosi il pavimento, dopo le 7 del mattino già raggiungeva i 50 gradi, figurarsi dormirci su. Ci tenevo a non lasciare la pelle tatuata sulle mattonelle e quindi dormivo sui miei vestiti.
Ero in piedi ormai, stavo raccogliendo le forze per sbattere e ripulire i miei unici vestiti-letto. Non riuscivo a muovermi però, ero li in piedi volto alla finestra completamente nudo e rimanevo immobile, come paralizzato da quella vista davanti al mio sguardo.
Nonostante l'orario era già tutto arancione e quando dico tutto arancione intendo proprio tutto. Il pavimento, il cielo, le piante lontane, la terra, la mia pelle, i bambini che si incamminavano verso scuola.
Era tutto arancione, anche l'aria che respiravo, persino io ero diventato arancione, me ne accorsi quando lo sguardo cadde sui palmi della mano. Con quell'arancione sembravano due grosse arance spiaccicate, la nota positiva era che erano completamente spariti dalla vista calli che ormai erano diventati parte di me col lavoro che facevo, solo dalla vista però perchè al tatto parevano montagne irraggiungibili.
Sentivo lo spasmo della terra, tossiva e sembrava quasi che stesse per tirare l'ultimo respiro.
Respirava a fatica, sentiva il peso dell'estenuante sole che la percuoteva ogni giorno per 19 ore consecutive. Il terreno era arido, c'era della polvere, sulla strada delle pietre fastidiose delle quali nessuno sembrava accorgersene e quindi rimanevano li a far da vigili per i carri. Ero ancora li nudo davanti alla finestra, quel caldo mi stava mangiando lentamente, ero cosi avvolto nell'arancione che mi stava divorando e non me ne accorgevo neanche. Dovevo reagire ma rimasi immobile a guardar l'orizzonte cader a cascata verso di me. Non mi spostai ne cambiai sguardo. Ero consapevole di esser già stato inghiottito dall'arancione e non ha senso camminare se sei nella pancia di una balena. Quel mattino a Kaolack lo passai a immaginare la realtà. Si perchè niente era vero li ma tutto era cosi forte e penetrante che la realtà del presente ormai era già solo un brutto ricordo.
Ero in piedi ormai, stavo raccogliendo le forze per sbattere e ripulire i miei unici vestiti-letto. Non riuscivo a muovermi però, ero li in piedi volto alla finestra completamente nudo e rimanevo immobile, come paralizzato da quella vista davanti al mio sguardo.
Nonostante l'orario era già tutto arancione e quando dico tutto arancione intendo proprio tutto. Il pavimento, il cielo, le piante lontane, la terra, la mia pelle, i bambini che si incamminavano verso scuola.
Era tutto arancione, anche l'aria che respiravo, persino io ero diventato arancione, me ne accorsi quando lo sguardo cadde sui palmi della mano. Con quell'arancione sembravano due grosse arance spiaccicate, la nota positiva era che erano completamente spariti dalla vista calli che ormai erano diventati parte di me col lavoro che facevo, solo dalla vista però perchè al tatto parevano montagne irraggiungibili.
Sentivo lo spasmo della terra, tossiva e sembrava quasi che stesse per tirare l'ultimo respiro.
Respirava a fatica, sentiva il peso dell'estenuante sole che la percuoteva ogni giorno per 19 ore consecutive. Il terreno era arido, c'era della polvere, sulla strada delle pietre fastidiose delle quali nessuno sembrava accorgersene e quindi rimanevano li a far da vigili per i carri. Ero ancora li nudo davanti alla finestra, quel caldo mi stava mangiando lentamente, ero cosi avvolto nell'arancione che mi stava divorando e non me ne accorgevo neanche. Dovevo reagire ma rimasi immobile a guardar l'orizzonte cader a cascata verso di me. Non mi spostai ne cambiai sguardo. Ero consapevole di esser già stato inghiottito dall'arancione e non ha senso camminare se sei nella pancia di una balena. Quel mattino a Kaolack lo passai a immaginare la realtà. Si perchè niente era vero li ma tutto era cosi forte e penetrante che la realtà del presente ormai era già solo un brutto ricordo.
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